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07/12/2020
Dopo la prima ondata di morti e malati provocati dalla pandemia da Covid-19, c'è un'altra ondata dagli effetti devastanti: è quella rappresentata dall'aumento dei disturbi di salute mentale. A indicarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Jama dal Dipartimento di psichiatria della New York University.
Questa seconda ondata, secondo la ricerca, colpirà principalmente gli anziani, i gruppi socioeconomici più fragili e gli operatori sanitari.
Un ruolo fondamentale è giocato dal disagio sociale e dall'ansia, in conseguenza dello stress e della tensione con cui ciascuno di noi si trova alle prese: disturbi depressivi come conseguenza del confinamento, della perdita di persone care o di difficoltà economiche, disturbi traumatici in conseguenza a situazioni sconvolgenti gravi, come essere stati ricoverati per COVID-19 o aver avuto un paziente stretto ospedalizzato.
Nei sopravvissuti al COVID-19 ricoverati a lungo o senza un'assistenza adeguata a domicilio si possono prevedere anche alte percentuali di disturbi da stress post-traumatico.
Anche i professionisti in campo sanitario che lavorano in prima linea, come il personale medico e infermieristico, potrebbero avere delle conseguenze psichiche.
Chi ha perso una persona cara, inoltre, soffre per non aver potuto dire addio in maniera adeguata.
Timori per il futuro
Il problema di chi lavora nell'assistenza sanitaria per i disturbi psichici non è soltanto quello di assicurare le cure a chi già ha una diagnosi, ma anche capire come gestire i casi nuovi. “Le conseguenze della pandemia saranno devastanti per molte persone, che si ritroveranno disoccupate, con gravi problemi economici e senza un orizzonte sicuro”
Per concludere abbiamo posto due domande al dottor Fabrizio Starace, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell'azienda ASL di Modena e componente del Comitato di Esperti del Consiglio dei Ministri, che ha avuto il compito di elaborare le misure necessarie per la ripresa economica e sociale, per contribuire a offrire uno sguardo sulla realtà, con particolare attenzione alle situazioni di fragilità sociale e relazionale.
Dott. Starace, il bene non è soltanto materiale, ma mentale: come attivarsi, in modo che la solitudine non diventi una prigione? Quali obiettivi, quali suggerimenti, per non fermarci sulla dura realtà, ma pensare al futuro?
Proprio nei momenti di crisi è possibile mostrare il meglio di noi stessi: invece di cedere alla solitudine, alla malinconia, rendiamoci disponibili per aiutare chi ha più bisogno di noi. È un'occasione per guardarci attorno, per conoscere meglio il contesto nel quale viviamo, i nostri vicini, per chiedere se possiamo fare qualcosa per loro. Le assicuro che le risposte sono a volte commoventi, per l'intensità con cui le persone che si sentono abbandonate esprimono la propria gratitudine.
Quale dev'essere il comportamento di ognuno di noi, nella società, in famiglia, per riconoscere e aiutare chi sta vivendo momenti non semplici, che talvolta tendono a nascondere?
Credo che un atteggiamento non invasivo di attenzione e disponibilità reciproca sia il modo migliore per manifestare presenza e partecipazione: in famiglia, tra colleghi, anche con persone che si frequentavano poco delle quali si percepisce lo stato di bisogno. In alcuni casi, il solo fatto di condividere gli spazi e i tempi del vivere familiare ha reso evidenti problemi che si trascinavano da tempo: disturbi dell'alimentazione, problemi di vera e propria dipendenza da internet e videogiochi, disturbi relazionali. Possiamo in questo modo recuperare rapporti che erano divenuti nella routine quotidiana sempre più veloci e superficiali. Il tempo sospeso, cui la pandemia ci espone, non deve essere necessariamente un tempo vacuo. Possiamo arricchirlo di affetti, di pensieri, di interessi che avevamo trascurato. I genitori avranno forse più tempo da dedicare ai figli, e questi potranno trascorrere più tempo in famiglia. E affrontare problemi che erano stati messi da parte. Spendere bene questo tempo potrà esserci utile in futuro, quando tutto ciò sarà passato.
FABRIZIO STARACE
Direttore del Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze Patologiche; presidente della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica. Per l'esperienza e la caratura professionale riconosciute dal 2019 è membro del Consiglio Superiore di Sanità. Dal 2020 è membro del comitato della Presidenza del Consiglio per la definizione delle proposte e delle misure “anticovid fase 2”. È autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche sulla psichiatria sociale e mentale. È l'ideatore e creatore di Màt, le settimane della Salute Mentale.