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05/07/2021
Secondo uno studio riportato su JAMA Ophthalmology, i pazienti affetti da gravi malattie oftalmologiche hanno la comprovata probabilità di cadere in depressione. Da qui l’importanza del supporto psicologico durante il percorso di riabilitazione come previsto dal Polo Nazionale Ipovisione nelle linee guida internazionali preparate per l’OMS.
Le malattie che colpiscono in modo irreversibile la vista hanno un effetto diretto sulla vita delle persone che ne sono affette. Cambiano le abitudini, autonomia, libertà e, molto spesso, rendono necessario modificare totalmente il proprio stile di vita.
Sono cambiamenti che comportano un notevole peso psicologico e che necessitano di supporto specialistico.
Ma quel è la prevalenza di depressione dei pazienti che frequentano le cliniche oculistiche?
Secondo una ricerca pubblicata su JAMA Ophthalmology , la depressione è risultata essere comune nei pazienti con problemi di vista (25%) soprattutto quando l’età del soggetto supera i 65 anni o sono presenti deficit cognitivi.
In base ai dati relativi a 27 studi, su 6992 pazienti totali in 1687 hanno riportato l’insorgere della depressione.
Non era presente nessuna caratteristica specifica nei pazienti che potesse in qualche modo influenzare la presenza della depressione, se non una malattia oftalmologica che ha deteriorato loro la vista.
La prevalenza di depressione era alta sia negli studi condotti in cliniche sia nei servizi di riabilitazione e non variava in base alla gravità del danno visivo (lieve, moderato, grave).
I dati presenti in questa analisi suggeriscono che la depressione nei pazienti con disabilità visiva è un problema largamente diffuso e che dovrebbe essere riconosciuto come diretta conseguenza di malattie oftalmologiche gravi, e, come tale, affrontato dagli operatori sanitari nella linea generale di riabilitazione.
Questo è del resto, l’approccio del POLO NAZIONALE IPOVISIONE: lo scopo del Polo è aiutare le persone con ipovisione a riconquistare spazia di autonomia e libertà attraverso il supporto psicologico e con interventi che valorizzano la vista residua.
Un approccio multidisciplinare che è valso il mandato di Centro di Collaborazione dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) infatti, dal maggio 2020 al maggio 2023 il Polo Nazionale Ipovisione e Riabilitazione visiva del Gemelli di Roma sarà al fianco dell’OMS con due compiti distinti: fissare i parametri standard per valutare la qualità delle cure visive nei diversi paesi del mondo e condurre uno studio sul beneficio della riabilitazione visiva nei pazienti anziani con degenerazione cognitiva. (https://www.polonazionaleipovisione.it/rinnovata-la-collaborazione-con-loms/)
La riabilitazione può far molto per migliorare la qualità della vita, ma la possibilità di recuperare la vista è in molti casi ridotta. Nonostante questo sia molto difficile da accettare, attraverso un accompagnamento professionale e medico, comprendere la propria situazione è il primo passo per una nuova vita.
Teleriabilitazione: l’esperienza del Polo Nazionale Ipovisione
La teleriabilitazione è uno degli strumenti a disposizione del POLO NAZIONALE IPOVISIONE e permette di effettuare gli esercizi di riabilitazione visiva anche restando a casa. È stato particolarmente utile per la salute dei pazienti, soprattutto in epoca Covid-19.
Ne parla la Dottoressa Valeria Silvestri, Ortottista Assistente in Oftalmologia.
- Cos’è la teleriabilitazione?
Da anni il POLO NAZIONALE IPOVISIONE si occupa di teleriabilitazione nei soggetti con menomazione visiva. È stato sviluppato, infatti, un software dedicato alla riabilitazione domiciliare per soggetti affetti da patologie oculari importanti che hanno portato il paziente ad essere ipovedente. È un software web-based: il paziente riceve da parte dell’operatore sanitario del centro di riabilitazione visiva l’indirizzo web e le credenziali che gli permettono di accedere al suo profilo dove può fare esercizi personalizzati in base alle sue necessità riabilitative. Una volta avviato il riabilitativo domiciliare, l’esecuzione e i risultati di tali esercizi, vengono monitorati continuamente dall’equipe di esperti.
- Quale è il percorso per accedere alla teleriabilitazione?
Nel caso in cui il soggetto sia impossibilitato ad accedere in modo costante ai servizi del polo, quindi dalle 2 alle 3 volte a settimana, è stato appunto ideato questo software di teleriabilitazione che permette di effettuare il proprio percorso direttamente da casa. Gli esercizi sono interamente basati sulle diverse problematiche del paziente. Inoltre, presso il nostro centro adoperiamo una cartella elettronica dove vengono raccolti tutti i dati dei nostri pazienti sin dal primo accesso alla riabilitazione, ed è collegata con il software di teleriabilitazione. Tale cartella elettronica è consultabile via internet dall’operatore che può controllare il percorso e i miglioramenti del paziente e sulla base di questi modificare gli esercizi riabilitativi in base ai progressi o alle difficoltà dello stesso.
Il percorso è semplice: il paziente accede al nostro centro, gli viene fatta una valutazione complessiva, quindi viene valutato sia lo stato psicologico che quello visivo-funzionale, e sulla base delle caratteristiche personali viene pianificato un programma di riabilitazione personalizzato e complessivo.
- Come è stata gestita la situazione durante il Covid-19?
La teleriabilitazione è stata molto utile durante il lockdown. I pazienti che erano stati valutati poco prima del lockdown hanno potuto iniziare o continuare il proprio percorso riabilitativo senza dover accedere al centro in ospedale. Infatti, nella maggior parte dei casi, a meno che non ci siano particolari problematiche, i valori del visus vengono ritenuti stabili per un lasso di tempo di circa sei mesi.
- In che modo i pazienti hanno risposto a questa nuova modalità?
I pazienti sono stati molto contenti, tutti avevano timore di accedere ai centri di riabilitazione in ospedale per paura del contagio, invece questa strategia riabilitativa li ha fatti sentire sicuri. Come dicevamo, i risultati sono monitorati a distanza e quindi non appena il riabilitatore si accorge che qualcosa non va, può contattare subito il paziente e chiedere specifiche in merito. Le persone vengono seguite, in questo modo, come se fossero in presenza.
- La teleriabilitazione può entrare a far parte di una routine post-covid?
Il progetto è cominciato prima del Covid-19 e ci stava portando dei risultati interessanti su pazienti affetti da degenerazione maculare legata all’età e nei soggetti con miopia patologica. Tutti i pazienti si sono subito trovati bene e i risultati sono molto incoraggianti. Naturalmente durante la pandemia questo software è stato un mezzo necessario per continuare il percorso di riabilitazione visiva e sicuramente continueremo con questo progetto. I pazienti stessi ci hanno chiesto di proseguire con questa modalità.
Si ringrazia IAPB, Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità. Per approfondire gli argomenti visita il sito.