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07/07/2022
Perchè un referendum propositivo per cambiare la Sanità in Campania. Questo il titolo dell'incontro, che si è tenuto ieri, presso l'Isola C/3 al Centro Direzionale a Napoli. Decongestionare i Pronto
Moderato dal giornalista, Luciano Buglione, l'incontro ha visto gli interventi di Lorenzo Medici, Segretario Generale Cisl FP Campania; Antonio Maglio, Segretario Generale Pensionati Cisl Campania; Paolo Galluccio, avvocato; Antonella Guida, dirigente medico – EUMED Direttore Dip. Sanità; Sergio D’Angelo, Presidente Gesco Campania; Antonio Borea, Presidente Regionale Confcooperative; Raffaele Sellitto, Presidente Fed. Sanità Campania Confcooperative; Doriana Buonavita, Segretaria Generale Cisl Campania; Maurizio Petriccioli, Segretario Generale Cisl FP Nazionale; Ignazio Ganga, Segretario Confederale CISL Nazionale.
I lavori si sono aperti con l'applauso a Raffaele Bellopede, coordinatore infermieristico all'ospedale Cotugno, insignito Cavaliere della Repubblica, dal Presidente Mattarella. Raffaele è uno degli eroi in corsia, che non si è lasciato intimorire dal Covid. Lui e i suoi colleghi sono scesi in campo, nonostante i pochi dispositivi idonei, per mettere in campo il prima possibile forze e strategie per arginare la pandemia. Nei due anni di inferno, che li hanno visti più che mai, protagonisti indiscussi di questa battaglia, insieme al personale medico e paramedico, si è distinto per forza, tenacia e perspicacia.
“La Campania è la regione in cui si muore prima rispetto al resto del paese (2 anni prima) a causa della sanità. L’adesione immediata all’idea della promozione di un referendum approvativo dimostra come ci sia bisogno di un nuovo modello di sanità che si caratterizzi in termini distrettuali e territoriali. Credo che sia la prima volta che ci si intesti un percorso referendario, che chiamerà 50mila cittadini per deporre la proposta. Occorre cambiare il modello per distribuire in modo uguale sui territori domanda e risposta di salute. Ogni Asl potrà svolgere la sua funziona di committenza relativi all’ospedale, secondo una nuova filosofia con una organizzazione esistenziale e corretta distribuzione delle risorse, puntando a nuovo personale medico. Tra gli obiettivi, che portiamo avanti da sempre, la stabilizzazione di tutti i precari, punto fondamentale di tutte le battaglie. Dobbiamo colmare il divario Nord-Sud. In Campania l’85% delle prestazioni è in mano ai privati. Non è possibile stare male e recarsi al pronto soccorso, non trovando neanche qualche cm necessario per aspettare il proprio turno, all’impiedi poi. Ciò che accade al Cardarelli, ha dell’inverosimile, arriva di tutto e di più, perché non c’è alcun filtro di partenza e perché i cittadini non hanno altre possibilità, conseguenza della chiusura di tutti gli altri presidi del centro storico”.
Lorenzo Medici, Segretario Generale Cisl Fp Campania
"Devo innanzitutto dire che la FNP Regionale ha accolto con grande interesse e soddisfazione l’importante iniziativa degli amici della Funzione Pubblica e della CISL Regionale in merito alla necessità ormai inderogabile di conquistare un nuovo modello di Sanità in Campania, obiettivo da raggiungere attraverso lo strumento, consentito dallo Statuto della Regione Campania, di un referendum approvativo.
Si tratta di un’iniziativa forte al cui successo tutta la nostra Organizzazione è chiamata a concorrere, Unioni territoriali e categorie, sia attraverso la discussione con i lavoratori, i pensionati, i cittadini per chiarire i termini della nostra proposta, sia poi per quanto attiene alla raccolta delle firme e a tutto il lavoro ad essa collegata.
Per la FNP, quella della Sanità è la madre di tutti i problemi e di tutte le battaglie, perché impatta direttamente sulla condizione di vita di un segmento della popolazione che per età e fragilità, ha maggiormente bisogno di una sanità che funzioni bene.
La pandemia, che tuttora persiste e verso la quale non bisogna abbassare la guardia, ha tolto il velo e ha mostrato la cruda realtà di un sistema sanitario che non funziona come dovrebbe, che costa troppo ai cittadini in termini di aumento della tassazione locale e che in cambio di questi sacrifici non corrisponde ai bisogni di salute di una società che invecchia sempre di più e che ha bisogno di un sistema efficiente.
Il servizio sanitario è stato stressato, da decenni di privatizzazioni e da una regionalizzazione estrema che ha travalicato il compito di adeguare con flessibilità un sistema nazionale alla specificità dei territori per tracimare invece in venti sistemi sanitari regionali.
Un conto è infatti un’articolazione operativa più prossima al territorio, altro è la deriva in tanti servizi sanitari quante sono le regioni: una situazione che toglie efficienza al sistema da un lato, e dall’altro determina inaccettabili disparità tra i cittadini sul piano dei diritti, delle cure, dei servizi alla persona.
Un sistema sanitario che si è rivelato debolissimo ed esposto proprio sul versante decisivo della sanità territoriale (con i medici di base lasciati soli) quale filtro al ricorso sistematico all’ospedalizzazione, all’assalto ai pronto soccorso, un ricorso che ha rischiato di far saltare per aria la rete ospedaliera mantenuta in piedi solo grazie allo spirito di abnegazione del personale medico, infermieristico, sanitario in genere che si è ammazzato di lavoro e di turnazioni impossibili, spesso ammalandosi e addirittura, per tanti di loro, perdendo la vita.
Qui apro una parentesi: per San Paolo il peccato più grave era quello di ipocrisia e in questo Paese di peccatori di questo particolare peccato ce ne sono fin troppi.
Dopo aver parlato di 'angeli', a questi angeli sono state tagliate le ali: è mancato il riconoscimento reale e non a chiacchiere del loro sacrificio e del loro lavoro in quei mesi duri e terribili.
Tanti di loro, lavoratori precari che per anni hanno mantenuto aperti reparti e corsie e che hanno maturato competenze e specializzazioni, si sono trovati e si trovano ancora privi del diritto alla stabilizzazione e tanti di loro, scaduto il rapporto di lavoro, si sono ritrovati a casa: una situazione che grida vendetta e su cui dobbiamo tutti sentirci impegnati a trovare le giuste soluzioni.
Inoltre il continuo ricorso all’ospedalizzazione ha anche determinato, a causa dell’esaurimento dei posti disponibili, ritardi inaccettabili su interventi necessari per altre patologie e liste di attesa che si allungano a dismisura.
Non si può non notare come il servizio sanitario, specie nella nostra regione, è stato ulteriormente debilitato negli anni da scelte sbagliate, da tagli indistinti, da sprechi, da scorribande politiche e non a caso è sempre stato fatto oggetto di commissariamenti.
La proposta messa in campo dalla Funzione Pubblica e dalla CISL Regionale punta infatti ad una profonda rivisitazione e riorganizzazione del modello sanitario in Campania, puntando con decisione ad un forte rilancio della medicina territoriale e di prossimità.
Importante nella proposta da un lato la centralità del Distretto sanitario con riduzione di quelli esistenti e loro razionalizzazione; dall’altro la definizione degli Ospedali di comunità con una forte assistenza infermieristica che saranno decisivi per la presa in carico dei pazienti nelle fasi post-ricovero ospedaliero e/o in tutti quei casi dove c’è bisogno di una particolare assistenza vicino al domicilio del paziente.
In sintesi, gli obiettivi a cui puntiamo con questa proposta per l’assistenza sul territorio e per l’utilizzo ottimale dei 15 mila nuovi addetti previsti dal DM 71 appena varato, sono quindi il Distretto, perno principale del nuovo modello, in numero di 1 per ogni 100 mila abitanti, che rappresenta il centro di riferimento per l’accesso a tutti i servizi e che dovrà inglobare gli attuali Ambiti socio-sanitari varati dai Piani di Zona, le Case della Comunità (una ogni 40-50 mila residenti, con ambulatori di medici di medicina generale e pediatri) che rappresentano il luogo fisico di prossimità per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria e sociosanitaria, gli Ospedali di Comunità (almeno 1 con 20 posti letto ogni 100 mila abitanti) come struttura sanitaria di ricovero breve in grado di svolgere una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, e con la finalità di evitare impropri ricorsi sistematici ai grandi ospedali.
La proposta prevede quindi, e questo è quello che ai pensionati e agli anziani interessa molto, un forte sviluppo dell’assistenza domiciliare per assicurare prestazioni a casa in continuità con quelle ospedaliere; le cure a domicilio ai pazienti con patologie croniche con episodi di riacutizzazione senza bisogno del ricovero ospedaliero; prestazioni sovrapponibili a quelle ospedaliere ai pazienti con patologie gravi e infine, liberando i familiari da problemi amministrativi e burocratici.
Si tratta di una proposta che interviene sul complesso meccanismo del sistema sanitario per modificarlo profondamente, utilizzando con accuratezza le risorse previste nel PNRR sulla missione sanità e quelle ad essa collegabili, che mette al centro del sistema la medicina territoriale e le cure domiciliari che per la FNP sono obiettivi imprescindibili unitamente alla nostra battaglia per una legge sulla non autosufficienza per la quale la FNP si batte da anni e che resta al centro della nostra azione sindacale.
Quando insistiamo sull’emergenza anziani rispetto alle falle del sistema sanitario attuale, non lo facciamo certo per spirito di categoria.
E’ un dato certo che la nostra società diventa sempre più anziana: da una recente ricerca in Campania, è emerso che nel 2021, rovesciando radicalmente le proporzioni di 20 anni fa, ci sono 125 anziani ogni 100 giovani.
Questo dato contiene una buona notizia: si vive di più; ne contiene una negativa: si fanno meno figli perché manca il lavoro, quello che c’è è precario e malpagato cosa che non incentiva certo il metter su famiglia.
Ma ai fini della nostra discussione odierna quel dato conferma una notizia che conosciamo bene e cioè che cresce un segmento demografico fatto di persone che per età è inevitabilmente più fragile ed esposto sul versante della salute; più bisognoso di cure; più bisognoso di assistenza domiciliare per evitare l’allontanamento dalla prima forma di socializzazione che è la famiglia.
Questo impone di fare in fretta, specie in questa situazione in cui il Covid è nient’affatto debellato e ha assunto varianti più contagiose e che non tengono più conto delle temperature estive, neanche di quelle straordinariamente elevate di questa torrida estate.
E il fatto che essa sia meno letale di quelle precedenti, purtroppo per gli anziani significa poco perché la condizione di maggiore fragilità e l’accumulo di patologie dovute all’età espone questo settore della popolazione a conseguenze maggiori che non nei settori di popolazione più giovane.
Occorre quindi fare presto; occorre da un lato continuare a pressare la Regione Campania per avere tavoli di confronto non episodici ma strutturali e dall’altro implementare questa nostra iniziativa referendaria con tutti gli strumenti occorrenti a partire da una forte sensibilizzazione degli Enti locali a sostegno della battaglia per cambiare il modello di sanità Regionale e a partire da una grande campagna di informazione coi lavoratori, coi pensionati, coi cittadini.
Per quanto ci riguarda come FNP della Campania, noi siamo pronti a fare la nostra parte".
Antonio Maglio, Segretario Generale Fnp Cisl Campania
“Ciascuna regione sul precariato in merito alla legge Madia, ha fatto come gli pareva, creando un disequilibrio sociale. Alcuni sono stati più fortunati di altri in merito a come sono state interpretate le leggi. Come facciamo ad immaginare una sanità domiciliare se non si hanno personale e servizi nemmeno nei luoghi preposti?”
Paolo Galluccio, avvocato esperto in diritto del lavoro
"E’ necessario riorganizzare la medicina territoriale. Dovremmo studiare un nuovo modello che paghi gli obiettivi di salute e non la malattia. Spostare l’asse della malattia su quello della salute, è senza dubbio, più funzionale e giusto".
Antonella Guida, dirigente medico – EUMED Direttore Dip. Sanità
"La proposta, necessaria, è quella di una sanità più vicina alle persone, che esca da una situazione commissariale, senza mai più risparmiare proprio sulle risorse. Chiediamo al Presidente della Regione, di vigilare sulle innumerevoli consulenze e convenzioni che potrebbero essere superate di gran lunga dalle competenze.
Il senso di responsabilità a mio avviso non va di pari passo con il ruolo che si ricopre. È fondamentale la cooperazione, l’ascolto.
L’ascolto non viene in automatico, è un qualcosa che va coltivato, che richiede impegno.
Le risorse del Pnrr sono un’occasione persa perché entro giugno avremmo già dovuto presentare un piano.
L’ombra della crisi, di una crisi irresponsabile, una crisi pandemica che vivono le nostre famiglie, una guerra che sembra non lasciarci scampo, ripercuotendosi sulle condizioni di vita quotidiane, aggravano la situazione attuale.
Il precariato è stato il risultato del non aver portato avanti politiche propositive.
Il terzo settore rappresenta il 27% del Pil della nostra regione. Non vanno assolutamente esclusi i rappresentanti del terzo settore.
Il tema del sociale e della sanità socio assistenziale deve trovare un tavolo comune per collaborare e agire"
Doriana Buonavita, Segretaria Generale Cisl Campania
“Tre osservazioni importanti. Osservazione numero 1. Mentre si trattano di cose vitali per i cittadini, il resto della nazione pone l’attenzione su questioni che potrebbero essere lasciate stare. Questo mi fa riflettere su quanto dobbiamo stringere i denti per andare avanti in questa proposta. E’ opportuno tornare in mezzo alle persone, essere empatici.
Osservazione numero 2. A causa della carenza di personale sono tanti gli operatori che rinunciano alle proprie ferie o ne fanno poche per non danneggiare i colleghi. Ciò non è ammissibile.
Osservazione numero 3. Dobbiamo dire basta alla precarietà. Lavoriamo sulle assunzioni e su un nuovo modello di medicina. La situazione pandemica ci ha dimostrato, abbondantemente, quanto è complicato gestire una situazione emergenziale, se non si è ben attrezzati come risorse e personale.
Questione medici di base: immagino un concetto di medicina territoriale e mi collego alla mia esperienza passata. C’era il medico di famiglia che ti accompagnava anche in ospedale e ti accompagnava per mano. Oggi invece vai dello specialista poi dal medico di base per le prescrizioni. I medici di famiglia, oggi, se rappresentano solo il luogo dove si va a fare la ricetta non ha senso”.
Maurizio Petriccioli, Segretario Generale Cisl FP Nazionale
“La questione della sanità è da sempre una partita che Federazione e Confederazione giocano assieme.
Dinanzi la pandemia gli operatori che già erano stati messi a dura prova, sono stati ulteriormente sacrificati senza dispositivi idonei. Prossimità, innovazione e uguaglianza, sono i 3 fattori sui cui dover imbastire i progetti futuri.
La sanità digitale, sta rivoluzionando il contesto attuale. La possibilità di poter offrire l’assistenza di prossimità anche in via digitale si affianca a quella del medico generale, favorisce il consulto di più specialisti, permette di ottimizzare tempi e costi. Ma ciò non basta e deve essere affiancata ad una sanità tradizionale, efficiente, efficace e trasparente”.
Ignazio Ganga, Segretario Confederale CISL Nazionale
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